Le fantastorie di Samir | Capitolo 1

 

Samir era un uomo di mondo, e come tutti quelli che del mondo hanno visto il bello e il brutto, ne era affascinato. Aveva iniziato a girare con la sua bicicletta per inseguire un amore, ma poi, visto che l’amore non si accorgeva di lui… Gira e rigira aveva attraversato mari e montagne, deserti e praterie e alla fine aveva scoperto che tutto è relativo.

Ogni giorno, prima con lo scopo di attirare il suo amore e poi per sé stesso, cercava di farsi bello; con ottime acconciature si possono fare miracoli… Tre capelli, se ben messi, possono essere d’effetto… Inforcava la sua spider (lui la chiamava spider:chi infatti ha mai visto una bici coperta?) e iniziava il suo tragitto quotidiano.

Si sa, in città risulta difficile essere atletici, ma facendo miracolosi slalom tra camion e vecchiette, Samir ogni giorno, con un capello un tantino arruffato, arrivava in ufficio. Superare le auto in sosta e saltare i tombini era ormai impresa quotidiana, ma alla quotidianità si offriva ogni giorno anche un imprevisto.

Talvolta piccole autovetture sembravano accanirsi contro di lui e dopo averlo superato più e più volte immancabilmente gli tagliavano la strada. Nella peggiore delle ipotesi le utilitarie erano guidate da anziani signori muniti di cappello o da giovani neopatentati in cerca di avventura.

Disegni di Angelo De Marinis di Tralerighe

Grazie a Dio, la bici di Samir, Segira, era munita di un ottimo sistema di frenata che impediva a Samir di schiantarsi una frazione di secondo prima dell’urto. I neopatentati spesso se la prendevano con lui, che suonava il campanello come unica reazione, perché sudato e colorito per lo sforzo e la paura, non riusciva a proferir parola.

Era stranamente comico; ma inspiegabilmente Samir pur essendo in ragione, riusciva sempre a passare dalla parte del torto. “Perché non sei nella pista ciclabile” gli urlavano i più; “Inserisci il turbo” dicevano altri; “Non hai il fisico” sentenziavano altri ancora.

E lui, sempre visibilmente provato si rivolgeva alla sua Segira, confortandola dolcemente.

Lui da Segira, seppur silenziosa, riusciva a trar coraggio, e poi di nuovo con il buon umore, diligentemente faceva seguire una pedalata a quella successiva e riiniziava il suo percorso.

Per confortarsi pensava poi alla sua bella “Se mi impegnerò, un po’ per volta entrerò nel suo cuore, e che giorno sarà quello lì” sognava tra sè.

Disegni di Angelo De Marinis di Tralerighe

La gioia dei suoi pensieri d’amore gli dava coraggio perché attraversare la città era per Samir come superare un campo minato, riuscire a non cadere era scopo principe; tutto il resto era molto, molto relativo.

Questa sua quotidiana battaglia, non era però vissuta da altri e quindi il suo arrivo, anche se un po’ in ritardo, non era mai festeggiato come una vittoria.

Samir aveva sempre sentito dire che agli eroi, spettavano gloria e onore, ma lui veniva accolto in ufficio alla stregua quasi di un disertore.

Solo Segira lo poteva capire, solo Segira lo poteva giustificare, ma lei parlava una lingua incomprensibile ai più.

Il lavoro veniva da lui eseguito con la stessa modalità usata per macinare chilometri; prendi le pratiche, lavorale e mentalmente portale con la piccola spider rossa nell’ufficio del capo. Ogni pedalata era come una boccata d’ossigeno: “Più strada percorri adesso, meno de dovrai fare dopo”, ripeteva tra sé.

Ma in effetti poi, la sua spider d’ufficio ogni giorno incrementava il numero dei viaggi dalla scrivania di Samir a quella del direttore.

Ogni viaggio della piccola, faceva brillare nella mente di Samir un’idea nuova: “Questo weekend con gli amici costeggeremo il fiume fino ad arrivare a vedere il tramonto dalla cima del monte”. “Domani cari amici mi allenerò per sfrecciare davanti alla mia bella senza il minimo apparente sforzo (speriamo che anche i capelli reggano alla dura prova). Lei non mi vede, non mi nota… ma io non mollo… prima o poi si innamorerà …” ripeteva tra sé.

Intanto, però, l’unica ad attenderlo sempre fedele e allegra era lei, Segira la rossa.

Lei era ad aspettarlo fuori dalla porta con la fierezza dei veri guerrieri, combattendo contro le intemperie con la forza di uno scoglio.

Tutto con Segira era possibile affrontare; dai tombini alle pozzanghere dalle alture alle spiagge. Definirla semplicemente una bicicletta sarebbe stato inelegante e profondamente in-ossequioso.

Lei era mutevole e solida, trasformista e indistruttibile… una compagna per la vita.

Per le prossime avventure Samir vi lascia sognare…
per poi di nuovo con Voi iniziare a raccontare.

Le fantastorie di Samir | Capitolo 2

 

Samir da uomo di mondo qual era aveva imparato che marzo è un mese inaffidabile; un solo giorno può contenere l’estate, l’inverno e una grandinata, quindi lui si attrezzava per poter percorrere indisturbato, a cavallo di Segira, i chilometri della città.

Girava con un grosso zaino, contenente dal maglione alla giacca a vento, dal cappello agli occhiali da sole… Il suo abbigliamento era quindi talvolta buffo. Poi si sa il suo fisico certo non lo aiutava. Aveva comprato un bel giaccone, ma a lui, stranamente non calzava come al modello della pubblicità… saranno state le spalle o forse il colore degli occhi non era così intonato… ma su di lui aveva tutto un altro effetto.

Pensava e ripensava, forse che fosse effetto di stiratura?

Se girare per la città aveva i suoi inconvenienti, le gite fuori porta lasciavano ampio spazio alla sorpresa; quando il tempo lo permetteva infatti Samir nei suoi fine settimana era solito fare escursioni con gli amici, per quel contatto Samir-Segira-Natura a lui così congeniale.

Essendo marzo un mese di preparazione a molti eventi futuri (gare tra amici vissute dal nostro eroe con passione e accanimento), Samir con diligenza e costanza si allenava di giorno nel tragitto in città e nei fine settimana. Nei fine settimana l’allenamento si intensificava. Per carità… il terreno più impervio era il suo campo di battaglia, il luogo ideale dove dimostrare il suo valore.

Come in tutte le battaglie, esistevano sempre uno o più nemici valorosi astuti e preparati da sconfiggere, e così era anche per il nostro Samir.

Ma Samir oltre a lottare doveva anche capire da che parte stare; spesso un nemico crudele gli diventava poi alleato e un valoroso amico lo pugnalava poi alle spalle.

Talvolta per Samir l’incognita era il vento, alleato o nemico? Mah… lui non riusciva a capire.

Il vento per Samir quando veniva da Nord si ergeva a guisa di montagna o lo costringeva a pedalare, a pedalare con fatica e sudore; quando veniva da Est era ghiacciato e tagliente, sembrava un cumulo di frecce scagliate da una banda di piccoli indiani; quando veniva da Sud… da Sud per scherzo del destino, veniva solo quando Samir era in salita, con calde folate come ferri roventi su un viso sudato; quando veniva da Ovest… da Ovest per Samir non veniva mai, perché lui si girava dalla parte opposta per non scompigliare la, diciamo, folta capigliatura.

Spesso oltre al vento anche il fango e la pioggia gli erano compagne… il suo viso dopo una tranquilla passeggiata poteva inspiegabilmente diventare una maschera irrigidita. “Che il fango posandosi sul viso abbia pensato di farmi una cura alla pelle?” pensava tra sé. I fanghi un tempo erano molto usati per doti curative, perché dovrebbero danneggiarmi?

Disegni di Angelo De Marinis di Tralerighe

E la pioggia? Certo poteva infastidirlo, poteva creare pozzanghere o laghetti difficili da superare, ma… in fondo era lui a volersi misurare in queste avventure e poi, in fondo, la pioggia lo lavava dal fango e lo rinfrescava dal sudore. Insomma tutto era proprio relativo nel mondo, pensa oggi e ripensa domani, mentre con la sua Segira percorreva montagne e praterie, colline e passi erbosi.

La natura con i suoi profumi e i suoi colori stimolava il dolce animo di Samir che, immancabilmente rivolgeva i suoi pensieri d’amore alla sua bella e irraggiungibile amata. “Adesso non sei con me cara, ma prima o poi… ti avrò” ripeteva tra sé e con lo sguardo da play boy incallito (si fa per dire) tornava a pedalare.

Una volta con gli amici aveva attraversato un percorso tra i boschi (aveva attrezzato Segira, trasformandola da city bike in mountain bike… “Niente per Segira era abbastanza bello”, diceva tra sé: quindi forcella, ammortizzatori, freni idraulici e una ritoccatina ai pedali… Segira in versione da combattimento ancora più bella e sicuramente vincente) ma i boschi si sa possono racchiudere in sé tranelli per i meno esperti.

La prima salita era stata affrontata da Samir con leggerezza… i suoi pnesieri, forse per le scarpette tattiche erano incollati ai pedali e niente in lui sembrava provato dallo sforzo. Ma tutto questo durò solo la prima salita. Una gomma si forò, il cambio si ruppe e il cerchione si curvò… cose che capitano (si ma non tutte insieme il primo giorno)… ma Samir svelto svelto eccolo riparare amorevolmente la fedele Segira.

Come ben possiamo immaginare anche per Samir ad ogni salita seguiva una discesa e quindi Samir, con questo pensiero in testa già si immaginava una lunga e tranquilla discesa.

Ma nella vita tutto è relativo… discesa sì, vento tra i capelli sì… ma il vento si era nel frattempo alzato, era diventato freddo e pungente, anzi meglio dire combattivo.

Ogni folata era come uno schiaffo e la brezza non rappresentava una carezza ma una sberla, schiaffo e sinistra e sberla a destra… sì certo… il viso era accaldato, il giacchino leggero sembrava una termocoperta ma… che sferzata di vita!

Ma che importa, Samir alla fine era sempre contento e questo era quello che contava…
Una pedalata e alla prossima puntata.

Le fantastorie di Samir | Capitolo 3

 

Samir con la sua bicicletta, nonché fedele compagna Segira, iniziavano a sentire l’avvento della primavera; Segira allegra spesso suonava il campanello, le prime gemme spuntavano sulle piante incontrate da samir e lui, piacevolmente sorpreso, rivolgeva pensieri d’amore alla sua bella e ringalluzzito iniziava con un sorriso la giornata nel turbinio della città.

Come sempre, dal lunedi al venerdi, attraversava la città per raggiungere il suo ufficio con l’inseparabile Segira, ma quando il tempo era birichino tutto diventava più difficile…c’era poco da fare, i pericoli erano ovunque e ovunque i rischi.

Non vi sono certezze, ma la vita è fatta così; tutto nella vita è relativo riepteva tra sé Samir; la pioggia per esempio, ogni goccia ha una diversa grandezza, un peso, un profuno… chissà perché Samir però, era sempre bombardato da gocce giganti di pioggia acida, che immancabilmente lo travolgevano, scompigliando, ovviamente la sua folta chioma.

E beh sì… certo, Samir cercava di schivarle, di cambiare traiettoria all’ultimo secondo, aveva provato la tattica dello scarto, del camuffamento, anche quella dell’indifferenza ma… quando è destino… con la precisione di un missile telecomandato, Samir veniva colpito sempre all’improvviso.

Era assolutamente inutile cercare di fuggire, nascondersi o reagire in maniera violenta; Samir con la sua Segira erano i bersagli prescelti, diciamo pure, dal cielo.

Ma tutto, per Samir, era relativo, quindi anche questa imprevista collisione con la pioggia offriva i suoi vantaggi: lo svegliava strada facendo, lo detergeva e gli regalava la sensazione di un sub alle prime armi: tanta acqua e totale perdita dell’orientamento. Emozioni nuove per il nostro Samir, sempre affascinato dalla vita.

Disegni di Angelo De Marinis di Tralerighe

Dopo tanto pedalare, Samir iniziava però a porsi delle domande sul suo avvenire… mesi e mesi di allenamento e ancora si chiedeva come mai il suo fisico non si fosse irrobustito: le gambette erano sempre lunghe e secche e le spalle… beh, le spalle piccole e un po’ curve. Ma Samir era convinto e ripeteva tra sé: “I campioni hanno fisici così belli! Anch’io tra poco strabilierò” e tutto contento accarezzando la sua chioma tornava a pedalare.

Se comunque i risultati più eclatanti non erano visibili sul fisico, Samir con il suo continuo allenamento aveva la possibilità di vedere un’infinità di cose, di scoprire un’incredibile numero di luoghi diversi, di ampliare i suoi orizzonti mentali. Ma poiché in ogni cosa vi è il rovescio della medaglia, Samir vedeva sì un’infinità di cose, ma veniva anche visto in una molteplicità di situazioni, con i look più diversi. In versione allenamento, il suo aspetto spesso non era dei migliori, un po’ trasandato o meglio non molto curato. Ogni parte del suo corpo era singolarmente curata, per ogni piede cercava il più comodo dei calzini e se per il piede destro questo era di color rosso, questo non implicava che lo stesso colore fosse adottato anche per il piede sinistro.
Il pantalone indossato era ovviamente quello da ciclista, la maglietta era scelta secondo l’estro del momento e il cappellino doveva rispondere a requisiti di comodità, morbidezza e temperatura, ma non certo al gusto estetico. Anzi, talvolta il cappellino veniva abbandonato a metà del percorso per dar modo anche alla chioma di respirare, altre volte invece il cappellino era essenziale, ma dipendeva di momenti, dai giorni e dall’umore. Tutto era modificabile, tutto variabile.

Una volta, per esempio, in una giornata di pioggia in gara con gli amici, per acquisire aerodinamicità, aveva infilato una cuffia in silicone da piscina. Particolare noto agli altri, ma non evidenziato da Samir, la cuffia però era rosa fucsia e la sua testa sembrava un palloncino colorato o una palla da biliardo in versione carnevale.

Certo in quel frangente il suo aspetto ne aveva un tantino risentito, ma si sa, per la gloria questo e altro.

Disegni di Angelo De Marinis di Tralerighe

La gara era stata vissuta, il traguardo tagliato, il fisico giustamente un po’ ammaccato, ma il divertimento assicurato, quindi che importava?

E poi in fondo Segira non si era lamentata del pilota colorato, i tre capelli erano stati riparati dalle intemperie e dal vento. Nella vita non si può avere tutto e Samir questo lo sapeva. Gli amici in fondo con Samir si divertivano sempre, gli volevano bene; Samir non era un modello ma un gran simpaticone che nascondeva una vena poetica e tanta autoironia.

Una pedalata e alla prossima puntata…

Le fantastorie di Samir | Capitolo 4

 

Samir, il nostro Samir, con la sua fedele, indistruttibile, trasformista Segira, anche a primavera solcava boschi e deserti, colline e montagne rocciose, e durante la settimana la città… tombini e marciapiedi.

A primavera anche in città tutto era allegro e profumato, Segira sorrideva (sì, se pur semplice biciclietta, Segira sorrideva) e la natura cantava.

Ma, essendo tutto relativo nella vita, per Samir a primavera si prospettava una delle più dure battaglie, una di quelle sfide perdurate nel tempo, che pur mettendo alla prova e costringendolo alle più varie tattiche, lo vedevano sempre quale vinto. Il rivale invincibile, temuto e rispettato era lui: il polline!

Il polline si presentava leggero ed innocuo, dolce e delicato, ma per Samir era un presentarsi sotto mentite spoglie, perché per lui era appiccicoso e letale, un nemico mortale.

Lui infatti, attrezzato come un guerriero con la sua purosangue (in arte Segira la rossa) doveva affrontare una lotta impari; lui e lei contro tutti, tutti gli innumerevoli batuffoli di polline che volavano per la città.

Il polline riusciva ad attaccare Samir nelle più diverse maniere; in formazione o raggruppamento formato da batuffoli grossi come carri armati, con i fucili e i mitragliatori tutti verso di lui puntati. Oppure lo schieramento era da più astuto generale guidato (il vento sottile) e quindi la formazione si sparpagliava attaccando contemporaneamente da più lati: da Nord, da Sud, da Est, da Ovest, dall’alto e dal basso.

Più Samir si muoveva più il nemico ne approfittava!

Disegni di Angelo De Marinis di Tralerighe

Samir le aveva provate tutte, dal casco integrale alla tuta spaziale, dalla muta da sub alla maschera con erogatore. Non c’era niente da fare. Il nemico era astuto, attaccava prima gli occhi, poi il naso e infine anche le orecchie.

Samir aveva anche provato con medicinali potenti, ma per quanto diversi per dosaggio e marca, su di lui avevano solo un effetto narcotizzante. Non era giusto che oltre che indifeso, il polline trovasse l’avversario anche intontito; bisognava reagire. Ma come?

Pensa e ripensa era arrivato alla conclusione: “Se la battaglia non posso mai vincerla, vuol dire che devo trovare il modo di evitarla.” Come fare però?

L’unico sistema era diventare, con l’aiuto della sua fedele Segira, più veloce del vento. Se samir e Segira potevano diventare velocissimi, avrebbero anche potuto sorvolare il polline e svolazzare al di là dei suoi attacchi.

Il cavaliere Samir era allenato e la sua purosangue Segira era l’unica capace di affrontare una sì difficile sfida.

Poiché tutto nella vita è relativo, e non tutti i mali vengono per nuocere, ai nostri eroi, in questa battaglia, era arrivato in soccorso un difetto trasformatosi in pregio: lo starnuto.

In questa battaglia, a Segira spettava il più grosso compito strategico, dirigere le forze verso l’obiettivo.

Disegni di Angelo De Marinis di Tralerighe

Il padrone, anche se sempre eroico, oltre che intontito era anche accecato e quindi a lei spettava il difficile compito di guidare arditamente, schivare le macchine, saltare i tombini ed evitare le vecchiette e i bambini.

Ogni starnuto rappresentava una manna dal cielo, Segira di ogni starnuto ne approfittava come di un motore supplementare; schivava un tombino adesso, evitava un tombino dopo; saltava un cagnolino che attraversava indisciplinato e sterzava improvvisamente per evitare un’autovettura lanciata in una folle corsa.

Sembra strano poterlo immaginare, ma anche se un tantino acciaccato, Samir ogni giorno arrivava sorridente nell’ufficio del capo.

In tutto questo lottare e soffrire il nostro cavaliere ovviamente riusciva a pensare alla sua bella, e benché grazie all’allergia non gli fosse dato di guardarla e, grazie a Dio, da lei non fosse visto così conciato, il dolce pensiero di lei lo animava.

Samir quindi, ogni giorno, dall’amore rinvigorito, con la sua inseparabile Segira si preparava per sempre nuove peripezie e quotidiane follie.

Le fantastorie di Samir | Capitolo 5

 

Samir, con la bella e fedele bicicletta, a tutti ormai nota con il nome di Segira, anche a luglio attraversava la città per raggiungere il suo lavoro.

Andar con Segira gli regalava novità e piacevole sorprese. Samir sentiva le carezze del vento, dribblava le auto in coda, non sudava unicamente sulla schiena e il posteriore come i poveri automobilisti, ma… per Samir tutto aveva un prezzo.

L’abbraccio della natura era piacevole, ma c’era un rivale contro cui combattere. Sua eccellenza il Grande Caldo. Grande Caldo, dotato di poteri non umani, aveva alleati e trucchetti da utilizzare, con sottile piacere, per duellare con il nostro eroe. Per Samir il tragitto verso l’ufficio poteva trasformarsi, per volontà del capo Grande Caldo, in una sorta di viaggio all’inferno. L’asfalto, per esempio, si poteva trasformare da suolo in insidiosa palude e quando Samir arrivava, la trasformazione magicamente avveniva. Ogni semaforo poteva costruire un tranello. Il rosso, obbligandolo ad una sosta, lo costringeva a staccare i piedi dai pedali per non perdere l’equilibrio e in quell’istante l’alchimia avveniva. L’asfalto diventava molle e appiccicoso. Più Samir muoveva i piedi più l’asfalto lo attanagliava.

Poteva indossare scarpette tattiche da ciclista come calzature da ginnastica, pedule da free-climbing come scarponi da trekking, ma il risultato era sempre lo stesso.

Lui bloccato, impantanato e fermo e gli automobilisti arrabbiati e maneschi. Suonate di clacson e insulti non lo aiutavano a uscire dalla trappola, intimidito e spaventato Samir sprofondava.

Disegni di Angelo De Marinis di Tralerighe

Per liberarsi doveva contare solo su Segira che, come cavallo di razza, vedendo il suo padrone in difficoltà, raggruppava tutte le sue energie e con uno scatto balzava fuori dalla palude.

Segira alla riscossa.

Lui, grato la coccolava poi con dolci parole: “Cara Segira, sei grande, lo sapevo comprandoti di aver fatto un’ottima scelta; ti farò un regalo, vedrai” e sollevato tornava a pedalare.

Ma se ogni fermata poteva essere un pericolo da cercare di evitare, il suo nemico Grande Caldo, non soddisfatto del gioco con l’asfalto, era pronto con altre sorprese.

Sua Eccellenza disponeva tra le schiere dei combattenti anche del vento. Di preferenza il vento con Samir si raggruppava in formazione “folate” e lo attendeva agli angoli per abbrustolirlo.

Samir aveva provato a girare mascherato da indiano, da Zorro, da bambino indifeso, ma veniva sempre smascherato.

La tattica “folate” consisteva a cappa di diverse dimensioni che colpendo Samir dall’alto, dal basso, e da entrambi i lati, spiazzandolo, lo tramortivano.

La tattica “folate” stordendolo e accecandolo, poteva essere vinta solo con la suprema costanza. Samir, cieco e soffocato continuava a pedalare. Segira guidava e la distanza dall’ufficio si riduceva. Tutto questo soffrire però regalava al nostro eroe piacevoli allucinazioni. Lui invece del traffico vedeva oasi e palme, spiagge e mare.

Non tutti i mali venivano per nuocere, i miraggi lo rinvigorivano, lo rinforzavano e lo rallegravano.

Disegni di Angelo De Marinis di Tralerighe

Samir in luglio, dopo le dure prove, talvolta arrivava in ritardo, peccato però che in ufficio nessuno lo capisse.

Solo Segira, appoggiata al muro, attendeva il suo grande padrone; solo Segira sapeva apprezzare la sua ferma determinazione. Sì certo, una bicicletta, una semplice bicicletta, ma di che razza, ragazzi!

Segira non parlava, non scriveva, ma sorrideva… sognando già tra sé le nuove avventure con il suo valoroso padrone.

Le fantastorie di Samir | Capitolo 6

 

Samir con la bella e fedele biciletta Segira ad agosto, dopo aver sofferto e lottato contro il nemico Grande Caldo, finalmente era in vacanza e a furia di pedalare era arrivato al mare.

Il tanto allenamento dei mesi passati lo aveva sempre più unito a Segira, tanto che anche in spiaggia Samir, invece del pattino aveva attrezzato la sua cara bicicletta per affrontare il mare aperto.

Le onde e il sole erano talmente belli e invitanti che le giornate di Samir d’estate si svolgevano sempre all’aria aperta. Giocava in spiaggia con i bambini e le onde, attraversava le piante o solcava il mare ma tutto sempre in compagnia di Segira.

Segira poteva diventare una sorta di barchetta galleggiante per un tranquillo relax, come un trampolino di lancio per tuffi acrobatici per bambini di tutte le età.

Samir, sempre disposto a sorridere e scherzare con tutti, aveva della vita una visione estremamente positiva. Segira in versione piattaforma di lancio, per ognuno riservava un trattamento di favore.

Con i più piccoli, Segira abbassava il manubrio, con i più esperti alzava la sella, in modo che ogni tuffo fosse un’esperienza diversa.

In spiaggia Segira era principessa indiscussa delle attenzioni di tutti e talvolta Samir cavalcandola anche lui si trasformava in attrazione.

Beh… insomma, non sempre il bello risiede nella perfezione, talvolta l’estrosità determina maggiore ammirazione.

Samir, il cui corpo dopo tanto sport si era un tantino irrobustito, poteva sfoggiare in spiaggia un fisico d’atleta: i costumi da lui indossati erano sempre in tema con la sua passione, la bicicletta, tanto che anche gli zoccoli con fatica prendevano il posto delle sue scarpette tattiche.

I pericoli certo esistevano anche al mare, ma per i nostri inseparabili amici, l’unione sempre e comunque faceva la forza, e quindi, anche se in modo quasi impensabile, Samir riusciva sempre a dar spettacolo con la sua Segira.

Disegni di Angelo De Marinis di Tralerighe

Il tanto pedalare dei mesi passati li aveva tanto sincronizzati che i nostri amici erano capaci di gareggiare e vincere ogni battaglia.

C’era chi si cimentava contro di loro nello sci d’acqua, chi nella pesca d’altura, chi nelle regate, chi nelle immersioni, ma per Samir e Segira tutto era possibile e il destino li vedeva sempre vincenti.

Samir pedalava veloce e Segira sfruttava le correnti sterzando per cavalcare le onde. Oltre a vincere in velocità, Samir ad ogni sfida creava giochi d’acqua spettacolari da vedere.

Nella pesca d’altura Samir, cavalcando la trasformista Segira, riusciva a seguire i pesci lontano nel mare e aggirandoli con più tattiche arrivava poi a sfinirli e a catturarli.

Segira poteva diventare nave da crociera come sommergibile minaccioso. In tutto questo trambusto, Samir aveva sempre un occhio attento alla spiaggia ove sperava di poter intravvedere la sua bella innamorata.

Vedeva molte belle ragazze, ma il suo cuore sempre sognava quel viso dolce che rappresentava il suo amore.

Per molto tempo si era anche trasformato in bagnino per poter avere sott’occhio i movimenti di tutti… ma del suo amore, nessuna traccia.

Forse quell’anno la sua bella aveva scelto un’altra spiaggia; pazienza, lui con Segira avrebbe girato mari e monti e prima o poi l’avrebbe trovata e lei certo si sarebbe innamorata.

Una pedalata dopo l’altra e di nuovo tutti alla prossima puntata…

Le fantastorie di Samir | Capitolo 7

 

Samir, uomo di mondo con la mente aperta e il cuore pieno di vita, anche a novembre gironzolava tutto contento con la sua inseparabile Segira.

Con il vento tra i “tanti” capelli e con il viso ancora un tantino colorito, percorrendo chilometri e chilometri in compagnia di Segira, si sentiva bene.

Il continuo sforzo fisico, dovuto al tanto pedalare quotidiano, ormai era un allenamento al quale Samir con fatica si staccava.

I temporali e i primi freddi venti non riuscivano a frenare il suo entusiasmo. Ogni pedalata era come una specie di conquista e nello stesso tempo una sorta di preparazione a percorsi impegnativi che sicuramente il susseguirsi di delle stagioni avrebbe recato con sé.

Le grandinate lo costringevano a ginnici slalom: Samir cercava di schivare almeno i pezzi di ghiaccio più insidiosi, ma… nella vita per tutto per Samir era relativo e quindi anche la grandine riservava le sue sorprese. I pezzi di ghiaccio appuntiti come frecce lo ferivano ma solo di striscio; il suo abbigliamento prevedeva sempre il caschetto e i guanti di protezione. I granelli apparentemente innocui, perché piccoli, erano i più minacciosi. Avevano un peso specifico altissimo e come mitraglia gli bombardavo la schiena.

Quelli di media grandezza erano come bolle di sapone che urtandolo si spaccavano, penetrando in frammenti in ogni parte del suo corpo.

Le raffiche di vento lo costringevano ad esibirsi in acrobatici numeri pur di non cadere.

Le raffiche potenti lo facevano sbandare improvvisamente e solo la maestria di Segira gli impediva di essere investito dalle auto noncuranti della sua presenza.

Le folate continue e sottili lo colpivano come asce taglienti sugli occhi e sulle orecchie; disarmato quindi di vista e udito, era in balia dei pericoli della strada.

La sua Segira però, pensando a lui, con disinvoltura mantenendo l’assetto costante su ogni terreno e suonando il campanello e le trombe di cui era stata dotata, procedeva senza difficoltà tra un semaforo e l’altro.

Per Samir ogni giorno la battaglia si faceva più dura e il nemico più astuto. Ma Samir a tutto questo non si arredeva. No, lui no!

Disegni di Angelo De Marinis di Tralerighe

Da ogni prova il nostro eroe e la sua Segira erano temprati nel fisico e nello spirito. Riuscire a raggiungere l’ufficio, parcheggiare davanti alla porta la trionfante rossa Segira ed entrare puntuale erano piaceri ogni mattina più vivi.

Tanto che durante le ore di lavoro anche solo una sbirciatina alla complice Segira, una carezza al telaio e uno sguardo al suo fisico, erano dolcezze alle quali spesso si abbandonava.

Lui sapeva che, con il tempo, altre battaglie lo avrebbero atteso, altre dure sfide lo avrebbero provato, ma sicuro della sua Segira tra una pedalata e l’altra anche mentalmente si concentrava per non deludervi alla prossima puntata.

Le fantastorie di Samir | Capitolo 8

 

Il mese di dicembre, per il nostro Samir, un po’ come per tutti, era pieno di impegni. Il vento e il freddo pur non essendo trascurabili, non potevano fermarlo nei suoi tragitti quotidiani. Lui e la sua bicicletta, inseparabili amici e compagni d’avventura.

Come si sa, lui era un tipo cordiale che spesso in città veniva salutato affettuosamente dal panettiere come dal barista, dal giornalaio come dal vigile… E lui, uomo di buon cuore, ad ognuno di loro per Natale voleva offrire almeno un pensierino.

Quindi, anche se coperto come un eschimese, Samir, con Segira, si districava nel traffico cittadino per portare a termine le tante commissioni private da svolgere dopo il lavoro.

Trovare regali utili e simpatici, adatti a i diversi amici e conoscenti era per Samir un dovere.

Provava piacere nel lasciarsi catturare dalle colorate vetrine e spesso sostava con Segira davanti a queste per lunghi minuti.

Nella scelta degli oggetti ascoltava sempre anche il parere della sua Segira; una scampanellata era segno d’affermazione, due di negazione e tre o più di dubbio.

Talvolta davanti alle vetrine i due amici a loro modo intavolavano una gentile discussione. I negozianti, notandoli, prolungavano con lui le gentilezze e i consigli in quanto quella strana coppia costituiva innegabilmente un’attrazione pubblica inaspettata ed allegra.

Quando non erano insieme nel negozio, Segira era parcheggiata fieramente accanto alla vetrina e dall’esterno controllava il suo padrone e i suoi movimenti.

Il rientro a casa ogni sera comunque era la stessa storia: Samir a casa squattrinato e Segira ipercarica di pacchetti e pacchettini.

Tra i tanti regali Samir avrebbe voluto anche potersi permettere un regalino per la sua bella innamorata e uno per la sua fedele Segira, ma… si sa, le donne importanti sono sempre difficili da soddisfare.

La sua innamorata erano mesi che ormai non si faceva più vedere, le strategie usate da Samir per attirarne l’attenzione erano ormai state tutte utilizzate e i risultati tutti negativi.

Forse che una pianta di fiori o meglio di stelle di natalizie poteva in qualche modo rialzare le sue quotazioni? Era troppo o troppo poco? Mah?

Disegni di Angelo De Marinis di Tralerighe

Quanto a Segira, invece, cosa regalare ad una bicicletta perfetta?

Un fanalino? I pedali? Delle nuove gomme? O forse un sellino dall’imbottitura più anatomica?

Anche questo era un bel dilemma.

Arrovellato da questi grandi problemi, Samir tra una corsa e l’altra si era ritrovato, alla vigilia di natale, con tanti regali ma senza un albero. Ecco a questo punto entrare in gioco Segira la rossa.

Chi meglio di lei, infatti, poteva sapere quanta fatica aveva fatto il suo padrone e chi meglio di lei poteva sapere quanta pena, il pover’uomo, si era dato per rendere un pensiero gentile a tutti?

Bene, come sorpresa durante la notte della Vigilia di Natale, Segira escogitò il suo piano. Iniziò il lungo e laborioso lavoro di trasformazione da bicicletta in bellissimo BiciAlbero adornato per fare una sorpresa al suo Samir.

Come per tutte le belle donne, la trasformazione di Segira richiese molto tempo, ma i risultati – scusate l’immodestia – furono a dir poco sorprendenti.

Sacchettini, palle colorate, orsacchiotti e caramelle le pendevano attorno al telaio in modo artato; luci intermittenti la illuminavano nella sua fierezza di rossa imbattibile, fedele compagna, nonché intramontabile elegante bicicletta.

E per finire, ai suoi piedi, i tracciati di mille nuove avventure da affrontare con Samir.

Buon natale a tutti voi e alle vostre Segire!