Le fantastorie di Samir | Capitolo 1
Samir era un uomo di mondo, e come tutti quelli che del mondo hanno visto il bello e il brutto, ne era affascinato. Aveva iniziato a girare con la sua bicicletta per inseguire un amore, ma poi, visto che l’amore non si accorgeva di lui… Gira e rigira aveva attraversato mari e montagne, deserti e praterie e alla fine aveva scoperto che tutto è relativo.
Ogni giorno, prima con lo scopo di attirare il suo amore e poi per sé stesso, cercava di farsi bello; con ottime acconciature si possono fare miracoli… Tre capelli, se ben messi, possono essere d’effetto… Inforcava la sua spider (lui la chiamava spider:chi infatti ha mai visto una bici coperta?) e iniziava il suo tragitto quotidiano.
Si sa, in città risulta difficile essere atletici, ma facendo miracolosi slalom tra camion e vecchiette, Samir ogni giorno, con un capello un tantino arruffato, arrivava in ufficio. Superare le auto in sosta e saltare i tombini era ormai impresa quotidiana, ma alla quotidianità si offriva ogni giorno anche un imprevisto.
Talvolta piccole autovetture sembravano accanirsi contro di lui e dopo averlo superato più e più volte immancabilmente gli tagliavano la strada. Nella peggiore delle ipotesi le utilitarie erano guidate da anziani signori muniti di cappello o da giovani neopatentati in cerca di avventura.
Grazie a Dio, la bici di Samir, Segira, era munita di un ottimo sistema di frenata che impediva a Samir di schiantarsi una frazione di secondo prima dell’urto. I neopatentati spesso se la prendevano con lui, che suonava il campanello come unica reazione, perché sudato e colorito per lo sforzo e la paura, non riusciva a proferir parola.
Era stranamente comico; ma inspiegabilmente Samir pur essendo in ragione, riusciva sempre a passare dalla parte del torto. “Perché non sei nella pista ciclabile” gli urlavano i più; “Inserisci il turbo” dicevano altri; “Non hai il fisico” sentenziavano altri ancora.
E lui, sempre visibilmente provato si rivolgeva alla sua Segira, confortandola dolcemente.
Lui da Segira, seppur silenziosa, riusciva a trar coraggio, e poi di nuovo con il buon umore, diligentemente faceva seguire una pedalata a quella successiva e riiniziava il suo percorso.
Per confortarsi pensava poi alla sua bella “Se mi impegnerò, un po’ per volta entrerò nel suo cuore, e che giorno sarà quello lì” sognava tra sè.
La gioia dei suoi pensieri d’amore gli dava coraggio perché attraversare la città era per Samir come superare un campo minato, riuscire a non cadere era scopo principe; tutto il resto era molto, molto relativo.
Questa sua quotidiana battaglia, non era però vissuta da altri e quindi il suo arrivo, anche se un po’ in ritardo, non era mai festeggiato come una vittoria.
Samir aveva sempre sentito dire che agli eroi, spettavano gloria e onore, ma lui veniva accolto in ufficio alla stregua quasi di un disertore.
Solo Segira lo poteva capire, solo Segira lo poteva giustificare, ma lei parlava una lingua incomprensibile ai più.
Il lavoro veniva da lui eseguito con la stessa modalità usata per macinare chilometri; prendi le pratiche, lavorale e mentalmente portale con la piccola spider rossa nell’ufficio del capo. Ogni pedalata era come una boccata d’ossigeno: “Più strada percorri adesso, meno de dovrai fare dopo”, ripeteva tra sé.
Ma in effetti poi, la sua spider d’ufficio ogni giorno incrementava il numero dei viaggi dalla scrivania di Samir a quella del direttore.
Ogni viaggio della piccola, faceva brillare nella mente di Samir un’idea nuova: “Questo weekend con gli amici costeggeremo il fiume fino ad arrivare a vedere il tramonto dalla cima del monte”. “Domani cari amici mi allenerò per sfrecciare davanti alla mia bella senza il minimo apparente sforzo (speriamo che anche i capelli reggano alla dura prova). Lei non mi vede, non mi nota… ma io non mollo… prima o poi si innamorerà …” ripeteva tra sé.
Intanto, però, l’unica ad attenderlo sempre fedele e allegra era lei, Segira la rossa.
Lei era ad aspettarlo fuori dalla porta con la fierezza dei veri guerrieri, combattendo contro le intemperie con la forza di uno scoglio.
Tutto con Segira era possibile affrontare; dai tombini alle pozzanghere dalle alture alle spiagge. Definirla semplicemente una bicicletta sarebbe stato inelegante e profondamente in-ossequioso.
Lei era mutevole e solida, trasformista e indistruttibile… una compagna per la vita.
Per le prossime avventure Samir vi lascia sognare…
per poi di nuovo con Voi iniziare a raccontare.