Nacque all’alba di una mattina di marzo e subito iniziò la sua danza a ritmo con il mare, ballava notte e giorno, si infrangeva contro gli scogli, cantava con le sue amiche, era bianca come loro, come loro impazziva di gioia quando a un comando della luna era data loro la possibilità di diventare più grandi, più forti, di crescere per metri e metri.
Come le sue compagne amava il sole e la tempesta, come le sue amiche credeva che quel lembo di spiaggia, quell’ammasso di scogli, quel pezzo di mare costituisse tutto il mondo.

Un giorno però quando il tempo le aveva già fatto diventare la sua schiuma bianca e luminosa, iniziò a pensare, a pensare. Forse quel lembo forse quel tutto non era poi così vero forse esisteva qualcosa al di là, lontano; dove i suoi occhi non erano ancora capaci di vedere, forse esisteva qualcosa anche là da amare.
Al principio era un po’ dubbiosa non sapeva dove andare, presso chi informarsi, cosa dire, ma poi preso il coraggio e un grosso respiro, decise… domani parto.

Quel suo ultimo giorno presso la spiaggia le sembrò così malinconico, osservò tutto con occhi diversi, quante cose in effetti amava, i suoi sassi, così rumorosi trascinati dal risucchio, quegli scogli ancora così vigorosi dopo anni di lotta, quella sabbia, ogni minima cosa le sembrava un regalo gigante, ogni minima cosa le sembrava richiedesse solo il suo amore. Ma ormai era deciso; trascorse la notte, una calma notte come mille prima di quella; arrivò poi l’alba la prima alba che illuminava il suo lungo cammino, un grosso sospiro, un profondo sorriso ed un arrivederci sussurrato al vento.

Vagò per mari sconosciuti sola, sentendosi a principio un po’ diversa dagli altri; sentiva raccontare storie, sentiva cantare, sentiva ballare… ma non era ancora capace di capire.
Piano piano iniziò a imparare una cosa, la prima cosa del suo lungo cammino, bisognava ascoltare, non solo come normalmente aveva fatto per anni, era necessario insegnare al cuore.

Iniziò così ad ascoltare il vento, iniziò ad ascoltare i pesci, gli uccelli, la luna, le stelle, il sole e tutte le cose che le era dato di incontrare. Imparò il loro linguaggio, divenne una volta vento, una volta pesce, una volta raggio di luna e sempre in lei cresceva una grande armonia, sempre nei suoi occhi nasceva come una piccola stella.

Girò per tutti gli oceani, conobbe tutti i pesci del mondo, tutti gli scogli, tutti i gabbiani, imparò che il vento conosce il cuore del mondo, imparò la melodia del silenzio, imparò ad amare piano piano. Assaporò le gioie al nascere all’alba quando ancora un po’ offuscate, un velo le ricopre e le protegge. Il cuore piano piano le si ingrandiva, ogni giorno di un pochino la sua voglia di amare aumentava.

Percorrendo la sua strada aveva ormai anche dei ricordi nuovi, degli episodi in più, che affiorando alla sua mente provocava sempre un profondo sorriso.
Aveva imparato a star da sola tanto bene, da saper gustare fino in fondo la compagnia. Spesso volte si chiedeva, come mai il suo cammino fosse sempre cosparso di fiori, come mai i suoi tramonti fossero sempre così belli, come mai ci fosse sempre quel sottile canto che dal cuore le sgorgava.
Girò e rigirò per un tempo incalcolabile, le sembrava di aver percorso tutta la terra e nello stesso tempo credeva di essere partita da cinque minuti.
Forse era cambiata, forse era invecchiata, ormai non lo sapeva più, era raro incontrare qualcuno che non avesse già sentito parlare di lei, pur non avendola mai vista tutti la riconoscevano sempre.

Un giorno, nel mese di luglio, decise di fare un bel discorso con il suo amico sole, e così, aspettando che si svegliasse, sognava già di essere cullata dai suoi caldi raggi.
Ecco… stava piano piano svegliandosi, con il sorriso negli occhi e il suo grande spettacolo che da millenni si ripete in ogni parte del mondo.
Tutta l’armonia dei cieli, diretta dal regista, sbocciava davanti agli occhi quasi increduli della nostra amica, che nascosta tra i giovani flutti di un mare caraibico, aspettava con gioia il suo momento.
Ancora nascosta, quasi per paura di disturbare, non si accorse che già i raggi la accarezzavano scaldandola dolcemente con la tenerezza di una mamma.
Voltandosi vide lentamente la notte allontanarsi per andare a vegliare in qualche altro posto, dove ormai la stavano già aspettando.
Vide il bacio del buongiorno che la rugiada regala ai fiori; vide tutta la natura svegliarsi nel modo più dolce e bello del mondo.

Mandò il suo messaggio d’amore al sole su una gondola dorata che la brezza mattutina faceva sempre girare per raccogliere tutti i sogni della notte passata; la risposta le venne dal cielo, nel modo più bello che potesse immaginare: un arcobaleno di colori e mille gocce danzanti le si inchinarono d’innanzi e prendendola in braccio la trasportarono fino al sole.

Per tutto quel giorno fu luce, imparò a scoprire la gioia di donare se stessi, imparò ad essere delicata e ad accarezzare, ma anche ad essere dura e forte, ad ardere e a svelare dolcemente.
Quel giorno con il sole parlò tutte le lingue del mondo, o forse solo una, la lingua dell’amore.
Imparò a distinguere i colori, imparò che non sempre tutto quello che sembra è, imparò che anche l’aria che aveva sempre immaginato trasparente, possedeva tutti i colori dell’universo.
Quel giorno fu parte anche di uno dei più bei tramonti che ricordava di aver visto. Diede la buonanotte a tutte le creature, a tutte le piante, a tutti i più piccoli sassi e piano piano fu trasportata, da un soffio di vento, di nuovo nel suo mare; e anche quella notte sognò, una fiaba fantastica.

Proseguendo il suo cammino, iniziò a sentire una grossa responsabilità sulle sue spalle, adesso vedeva, sentiva, capiva, ma non aveva ancora provato a donare completamente il suo cuore.
Quanta gioia le esplodeva dal cuore, quante storie sentiva il bisogno di raccontare, quante meravigliose cose da imparare e… tutte queste cose perché non insegnarle a che le aveva regalato la vita?
Bene era giunto il momento di tornare in quel lembo di spiaggia, da quegli scogli, vicino a quelle sue sorelle che avevano rappresentato tutto per lei per così tanti anni.

Per tornare, decise di percorrere la strada che una volta aveva già fatto; vide gli stessi scogli, incontrò gli stessi pesci, sentì il vento cantare e raccontare le sue innumerevoli storie; sentì nell’aria il profumo dei desideri, sentì nel suo cuore l’armonia accrescersi, sentì la luna cullare i suoi sogni e piano piano senza accorgersi, all’alba di una mattina di marzo, eccola nei pressi della sua spiaggia.

Appena riconobbe quel lembo di terra, una grande gioia si impadronii di lei, voleva correre, voleva piangere, voleva cantare; decise però di ammirare un po’ da lontano, decise di ascoltare piano piano, anche i più piccoli rumori che le erano ancora così familiari.

Piano piano rievocò duemila ricordi, assaporò lentamente questa grande emozione, per poterne cogliere anche i più piccoli particolari.

Sentì il fruscio del vento tra gli alberi secolari, sentì quel ridere a lei così familiare che facevano le onde sbattendo contro gli scogli.
Sentì le voci dei bambini, sempre uguali, sempre felici, sempre innocenti, sentì il profumo dei suoi fiori, quel profumo che entra talmente tanto in noi, che alla fine crediamo sia parte di noi stessi, insomma… era proprio a casa.

Ancora non poteva crederlo, tutta quella voglia di correre, di gridare, le si era paralizzata in gola, cercò di parlare, ma solo un mare di lacrime le sgorgarono dal cuore.

Era la prima volta che piangeva di gioia, non credeva potesse essere così bello, non credeva si potesse essere così felici da rendersi conto che le parole non bastano, non poteva credere che il suo cuore stesse scoppiando così di gioia.

Piano piano allora, si avvicinò, piano piano si accostò alle sue sorelle e si mise a danzare con loro.
All’inizio un po’ perplesse la guardarono non capendo, non ricordando, ma poi, ecco i loro cuori schiudersi; che gioia tutti insieme come una volta.
Fu una giornata stupenda, ballò tutte le danze del mondo e ascoltò la melodia di ogni piccolo sassolino, e quando venne la notte con fatica le venne sonno, tali e tante erano le cose che sentiva il bisogno di raccontare, di ascoltare di fare.

Capiva di essere cresciuta, sapeva che il tempo era trascorso, erano cresciute in modo diverso, lei per una strada, e tutte le sue amiche per un’altra.
Sapeva di essere fortunata, non era migliore di loro, ma dentro al cuore aveva sempre una gioia più grande, una consapevolezza maggiore.

Iniziò a narrare tanti racconti a tutti i giovani nati, iniziò a sognare con loro, insegnò loro tutto quello che aveva imparato e nel suo cuore attendeva sempre che un giorno qualcuno le dicesse: “Anch’io voglio partire”.
Perché in ogni generazione c’è sempre qualcuno che ha in mano una delle chiavi del paradiso.