Era un novembre piovoso, tutto sembrava scorrere verso un richiamo alla neve e anche Milano, seppur grigia e inquinata, nei sogni di un bimbo tintinnava di stelle cadute dal cielo.
Davide, un ragazzo moderno, era tempo ormai che sentiva il bisogno di cambiare, di rinnovare, almeno in parte, la sua camera, il suo piccolo mondo fra le quattro mura.
Da tempo ormai non sapeva più apprezzare i richiami dei sogni di bambino, guardava con fatica alla piccola scrivania, ai tanti balocchi e a quel lampadario rosso con giostra che illuminava fiocamente il suo immaginario futuro splendente.
Decise così, senza più dubbi, che per quel Natale era giusto comprare mobili squadri e luci alogene, per circondare i suoi sogni con stili più moderni.
Ripose tutto in cantina e con un sospiro di sollievo guardò l’essenzialità dei disegni e le geometrie delle nuove forme.
Proiettato verso il domani sentiva come un fardello il passato e non voleva che la dolcezza e la poesia dell’infanzia gli impedissero di emergere.
Studiava non per passione, ma con la rabbia di chi deve primeggiare, diventando, sì più colto, ma anche un po’ più arido.
Passarono diversi anni e piano piano la sua personalità si modificò; per lui diventò normale essere duro e cinico come la società richiedeva e per anni tutto andò secondo i suoi piani.; finché un giorno un incontro fortuito non gli riaprì una porta nel cuore.
Un grigio giorno di novembre nel suo palazzo incontrò un ragazzo che aveva appena affittato la mansarda sopra alla sua camera. Davide sperò immediatamente non fosse un tipo rumoroso in quanto odiava avere suoni molesti sulla sua testa.
Ma prima che potesse trasmettere al nuovo arrivato la sua preoccupazione, un sorriso dolce lo travolse.
Il nuovo arrivato era un sognatore, un pianista.
Chi sogna spesso, non si rende conto di ciò che lo circonda, e beato nel suo universo , fatto solo da volteggi di cuore, dimentica i bisogni di un mondo che corre alla ricerca del nulla.
Suonava e componeva, cantava con il cuore, le sue mani veloci intessevano la musica cercando un’armonia che fosse universale, cercando un suono che non stancasse, cercando il modo di far sognare anche chi si era ormai impietrito nel suo grigiore.
Il pianista era povero e viveva nel solaio, a due passi dal cielo, con il suo pianoforte e una grande candela.
Incontrandolo Davide provò subito una forte simpatia, e decise così, di far dono a lui di tutti gli arredi e i vecchi oggetti, ricordi di un passato troppo lontano.
Il pianista ricevendo i mobili la scrivania, la sedia e l’armadio soleva chiedere la storia di ciascun pezzo e arrivando al lampadario volle sapere dal ragazzo i suoi primi sogni. In effetti, era vero, come aveva fatto, si chiedeva Davide, ma da piccolo era proprio il lampadario, subito dopo alla mamma, a dargli l’addio e l’arrivederci nel mondo dei sogni.
Da chissà quanto era ormai che non ci ripensava, da quanto ormai aveva smesso di credere nei sogni e da quanto i suoi sogni non erano che legati al presente.
Il pianista si commosse , forse per l’arrivederci nel mondo dei sogni che il lampadario aveva rappresentato o per l’assenza di questi nel presente di Davide, ma piangendo strinse fra le braccia il ragazzo e guardò come a un perduto paradiso il lampadario rosso.
Andarono insieme ad arredare il solaio, che sembrava cantare e far entrare il sole a ogni arrivo di questi due amici legati a loro modo, grazie al diverso passato.
Ogni mobile sembrava trovare la sua posizione e ogni piccola cosa cantava riprendendo vita grazie al grande amore del pianista.
Dopo un po’ di ore di delicata pulizia, tutto sembrava brillare di luce nuova, diversa, molto più intensa, come di chi scopre di esser vivo dopo un sonno un po’ più profondo.
La giornata del trasloco si stava avvicinando al tramonto e il sognatore attaccò il lampadario. Accendendolo fu quasi incantato da quella luce, che lasciava il loro posto anche alle ombre, che accarezzava dolcemente, che lasciava il cuore vagare senza le briglie di uno spazio definito e senza gli ostacoli del buio.
Il pianista guardava ammirato il nuovo arredo e per non rompere il silenzio della magia che si era creata, decise di non toccare nulla, finché non gli fosse venuta in mente una degna melodia da suonare per immortalare il momento.
Pensando e ripensando trovava spazi di gioia da colmare, incantesimi da svelare, dolci melodie da suonare.
Suonare, forse questo era il momento giusto, forse questo era l’attimo migliore per affondare il cuore in un bagno di sospiri, per raggiungere nel suo cielo la stella polare.
Il lampadario rosso, con la giostra, sembrava carpire i sottintesi del cuore e come per magia o forse per sogno, iniziò a girare, a girare, portando con sé i colori del mondo.
Tutta la stanza diventò celeste e tutte le stelle vi dimorarono brillando e danzando, invitarono il pianista verso il suo strumento.
Le mani sul pianoforte si muovevano senza fatica e i pensieri correvano sul filo di un ipotetico tramonto.
Compose il suo mistero e il suo mistero diventò luce e nel raggio più intenso, il pianista trovò sè stesso.
Forse questa magia durò un secondo, o forse durava da sempre nel profondo.
Ogni minuto fu senza tempo, il passato si confuse col presente per creare il domani e arrivando il mattino una rugiada di fiori riportò il pianista nel suo appartamento .
Grazie a quella melodia il giovane pianista iniziò a girare il mondo, diventò famoso, quella musica entrava nei cuori di ognuno e cantava dall’interno.
L’amicizia con Davide diventò salda e profonda.
Davide seguì il pianista in alcuni viaggi e accompagnandolo sentì l’armonia riappropriarsi del suo cuore. La vita non era solo incanalare un successo finanziario dietro l’altro , non era solo un affare dietro l’altro.
Durante un viaggio in Olanda, forse grazie anche a tutti i fiori che l’amico pianista gli indicava, incontrò anche una donna bella e solare.
La sua vita cambiò, si riempì di qualcosa di immateriale , gioioso e senza prezzo.
Il pianista , girò e rigirò il mondo e con i profitti realizzati dal primo pezzo musicale scritto dopo il trasloco, creò una scuola e un parco di divertimenti.
Davide restò sempre legato al pianista che come un soffio di vento aveva fatto girare le pagine della sua vita sui capitoli importanti.
Dopo molti anni anche se non più giovane e molto famoso ,il pianista, trascorreva sempre una parte del suo tempo nel suo piccolo paradiso, a due passi dal cielo, con il suo lampadario rosso con la giostra dei sogni.
Perché in fondo chi suonava, era sempre solo, un lampadario rosso.